Dal Blog di Ubaldo Scanagatta "Genitori & Figli : come fare per crescere un campione senza traumi."

Tutti i miei interventi dal giugno 2007

 

Perché insegnare la tecnica del giavellotto ai giovani tennisti.
Salvatore Buzzelli scrive: 30 Giugno 2007

Certo che se nella nostra Academy (BTA) non fosse transitato Nicholas ed il Dott. Grazia forse non avrei saputo di questo blog e probabilmente non ci avrei mai scritto, ma, chiamato in causa…..
Come ha accennato Stefano, dopo aver smesso con l’atletica (ero al centro sportivo dei Carabinieri a Bologna) nel  giugno del 1974 per un grave incidente in moto (una gamba spezzata…sigh!!!) mi sono ritrovato per caso ed anche per necessità economica (…se volevo continuare gli studi universitari !!!) a far fare ginnastica agli allievi dalla SAT del Circolo Tennis Bologna.
 In quegli anni la figura professionale del Preparatore Atletico non esisteva, almeno in Italia, ed io non avevo la benché minima idea di quale sport fosse il tennis.
 Presto però mi appassionai e cominciai ad apprendere i vari colpi. Giocavo con tutti nei momenti in cui non dovevo insegnare e tutti si divertivano con me perché andavo a prendere tutte le palle, anche quelle impossibili, facendo buchi nel terreno ad ogni spinta di piede al punto che il direttore di allora, il compianto M° Giovannino Palmieri (papà di Sergio), quasi quasi mi proibiva di scattare  per rincorrere palline, ma la cosa che più sorprendeva era l’incisività del servizio che fu il colpo che appresi immediatamente e a cui ero in grado di aggiungere varianti tecniche forse allora ancora inesplorate! 
Il perché per me il servizio fosse così naturale ed incisivo trovava la ragione nei 56 metri e rotti di lancio del giavellotto che era il mio record di allora.
Ricordo che i tennisti agonisti del circolo, anche di eccellente categoria, si esercitavano con me nella risposta al servizio.
Da questa esperienza a pensare di proporre le esercitazioni tipiche degli allenamenti dei giavellottisti, per impostare e migliorare il servizio, il passo fu breve, ma non feci proseliti soprattutto tra i maestri del Circolo.
L’occasione giusta arrivò nel 1982, quando, complice suo padre che mi dava ascolto e ci credeva, cominciai ad allenare fisicamente un giovanissimo tennista (Davide Scala, che ho seguito nella sua carriera fin dall’età di 10 anni): lo facevo esercitare con piccoli giavellotti fino a portarlo a gareggiare in gare ufficiali FIDAL e a fargli vincere un campionato regionale all’età di 15 anni!
Sicuramente Davide, fin da ragazzino ha avuto un gran servizio la cui potenza derivava anche da tutte le progressioni di policoncorrenza con la palla medica e dei lanci che gli avevo propinato.
Come dice il saggio “L’esperienza è madre di ogni certezza!”,  ho quindi spiegato a Stefano Grazia e lui ha ben compreso, che ritengo le esercitazioni di lancio del giavellotto (da 400g fino a 600g a seconda delle età dell’allievo) meritevoli di considerazione in quanto attività ludica per i ragazzi ed efficace mezzo tecnico di allenamento, perché se vuoi lanciare vicino-preciso o lontano e provare la sensazione dell’esplosività nel vedere la coda dell’attrezzo che vibra vigorosamente all’impatto col terreno ed in linea col lanciatore, devi necessariamente acquisire equilibrio dinamico, scioltezza nel movimento, giusta escursione articolare supportata da giusti caricamenti e giusti dosaggi di forza esplosiva che garantiscono lunghezza della leva ed elevata velocità angolare finalizzata, esattamente quello che un servizio di livello richiede.
Inoltre il “giochino” costituisce una esperienza ed una memoria motoria significativa, diversa, divertente ed altamente correlata col gesto tecnico specifico ed anche un modo per uscire dagli schemi classici ed a volte alienanti eseguiti sul campo.
 Con i miei giovani allievi  utilizzo questa metodica, ed il transfer tecnico è tangibile.
Provare per……………
Ah, di nuovo auguri Steve!  Girerò i tuoi a Tax .
Saluto anche il M° Carlo Polidori che leggo far capolino di tanto in tanto su questo blog.

 

Perché dei problemi fisici di Adelchi Virgili.
Salvatore Buzzelli scrive: 10 Agosto 2007
Grazie alla famiglia… Grazia per la fiducia che mi accorda, e per avermi solleticato ad esprimermi in un argomento a cui sono molto sensibile: la specializzazione sportiva precoce , perché di ciò si tratta, secondo me, nel caso Virgili, che purtroppo non è un caso isolato nel mondo dello sport in generale e del tennis in particolare.
Premetto che non conosco nel dettaglio la situazione, ne tanto meno le persone che ne sono coinvolte, quindi non avendo elementi certi per uno spassionato giudizio, mi colpiscono alcune frasi lette nei Post dei signori Heraimo e Fulvio del 29 e 30 luglio scorso, che attirando la mia attenzione, stimolano una personalissima riflessione: “dai 7 anni è seguito ai massimi livelli dai massimi esperti”, “tornei pro all’età di 15 anni”, “il carico di pesi”, “fragile e non ancora sviluppato”, “soffre di mal di schiena”.
Sviluppando il concetto, devo immaginare che per questo preadolescente (meno di 15 anni per giunta non ancora sviluppato) con un notevole talento tennistico, al fine di aumentarne la capacità di prestazione attraverso l’aumento della potenza e l’incisività dei colpi (per poter partecipare a tornei pro), si sia pianificato e realizzato un lavoro fisico con “sovraccarichi” (pesi), che ha avuto come risultato non secondario una serie di problematiche fisiche alla colonna vertebrale (mal di schiena) che attualmente hanno compromesso la carriera del ragazzo.
Alla luce di ciò, se non ho interpretato male, mi sento di porre all’attenzione dei frequentatori di questo blog, alcuni spunti della letteratura scientifica a riguardo, su cui peraltro concordano tutti gli autori, per stimolare una riflessione comune:
1) La massa muscolare è direttamente proporzionale alla forza assoluta posseduta.
2) Il metodo allenante più redditizio per ipertrofizzare i muscoli è quello che prevede l’uso di sovraccarichi (Milone dell’antica Grecia… docet!)
3) L’allenamento per l’incremento della forza non è significativo prima dello sviluppo sessuale
4) Nei soggetti in età puberale ed adolescenziale, l’improvviso aumento dell’increzione di testosterone, determina una migliore allenabilità della forza.
5) Generalmente, negli organismi in via di accrescimento, la struttura delle ossa, a causa dello scarso contenuto di calcio, è più elastica ma meno resistente alla pressione ed alla torsione; di conseguenza, la capacità di carico risulta ridotta rispetto a quella degli adulti, ed in caso di adolescenti biologicamente “in ritardo”, quindi con strutture fisiche ancora acerbe, questo fenomeno viene amplificato e procrastinato nel tempo (si ricorda che l’ossificazione del sistema scheletrico si conclude tra il 17° ed il 20° anno di età).
In sintesi si può affermare che generalmente nella fase di vita dagli 11-12 ai 15-16 anni di età, pur essendoci condizioni ormonali favorevoli per l’allenamento della forza, si registra una relativa minore capacità di sopportazione meccanica da parte del sistema scheletrico; ciò impone che laddove si decida a favore dei “pesi”, che il rapporto tra carico e capacità di carico soggettiva sia attentamente valutato e le esercitazioni eseguite con la massima prudenza per evitare l’insorgere di danni a carico del sistema scheletrico ed in particolare alla colonna vertebrale particolarmente fragile in questo periodo auxologico.
Ammesso e non concesso che, come ipotizza il padre del ragazzo e riferisce al signor Fulvio, i problemi per Virgili derivino dall’essersi sottoposto all’allenamento con i pesi forse esagerato (?), vorrei a questo punto porre l’accento anche su un dettaglio che non è certamente di poco conto ma spesso ignorato e cioè che l’incidenza meccanica causata dal reiterarsi soprattutto di torsioni forzate che la tecnica tennistica impone, produce un eccesso di carico su alcuni punti delle corrispondenti articolazioni, che favoriscono il prodursi di alterazioni precoci di tipo artrosico di notevole significatività quanto più l’inizio dell’attività avviene in età precoce e spesso non supportata da profilassi motoria adeguata (il ragazzo ha iniziato a 7 anni).
Ognuno è libero di trarre le conclusioni che ritiene più opportune.
E visto che mi rivolgo a genitori attenti ed impegnati nella ricerca di aiuto per far crescere i loro figli …. come recita il titolo di questo blog, approfitto di questa occasione per permettermi di offrire ulteriori spunti di riflessione.
Nell’inizio precoce dell’attività sportiva e nella ricerca precoce di specializzazione, esiste il rischio che la costruzione pianificata dell’allenamento, restringendosi ad uno sport, non tenga conto degli aspetti di un allenamento adeguato all’età ed allo sviluppo e/o non sopravvaluti la capacità psicofisica di carico del bambino.
Inoltre i carichi ed i contenuti dell’allenamento, spesso unilaterali (nel nostro caso la tecnica tennistica) non tengono conto che è necessaria una formazione multilaterale (un patrimonio di movimenti ed apprendimenti motori relativi a varie attività: corsa, salti, lanci, acrobatica, ecc…), in quanto essa rappresenta l’ampia base di esperienze motorie che agevola i successivi carichi di volume ed intensità ed eleva il livello massimale di prestazione finale.
Quando i carichi unilaterali, vengono aumentati troppo rapidamente, possono condurre ad eccessi di carico per i sistemi interessati per cui se cartilagini, ossa, tendini e legamenti, per esempio, vengono sollecitati in modo esagerato e non fisiologico, si possono presentare troppo precocemente fenomeni di logoramento. Infine allenamenti unilaterali, monotoni e troppo intensivi, possono rapidamente portare ad una saturazione con conseguente ristagno del risultato che sono spesso causa di abbandono dell’attività.
Inoltre bisogna sempre tener presente che se un bambino o un adolescente viene condotto in età precoce alle massime prestazioni nella sua categoria, non è affatto certo che, da adulto, riuscirà ancora a migliorarsi ed a restare al vertice.
La scienza sportiva ha già da tempo decretato i tempi ed i modi del procedere con i ragazzi in fase evolutiva, da questi dettami si evince che fino a 10-11 anni l’addestramento trova terreno fertile ed agisce fortemente sulle qualità coordinative, ed in questo il tennis è di per sé una attività sportiva che si autoalimenta incentivando prerequisiti fondamentali quali l’equilibrio, il ritmo, la coordinazione oculo-manuale e podalica, la coordinazione ideomotoria e sensomotoria,ecc…, dai 12 anni in avanti, anche per l’intervento naturale dell’accrescimento, attraverso un allenamento organizzato, utilizzando ricchezza di mezzi, carichi adeguati e progressivi si migliorano decisamente le qualità condizionali (velocità, resistenza, forza e mobilità articolare), ed in combinazione con le qualità coordinative si sviluppano una serie ampia di abilità motorie. Sempre in questa fase è possibile meglio che in altre epoche della vita sportiva, l’apprendimento della strategia e della tattica di gioco, ed in ultimo ma non ultimo, si riesce a canalizzare al meglio l’equilibrio mentale che il gioco, pardon, lo sport tennis esige.
Alla luce di quanto ormai dovrebbe essere arcinoto, se non c’è il rispetto delle fasi biologiche dell’accrescimento e dell’apprendimento, se si sconvolgono le tappe del processo educativo e si è alla ricerca del risultato sportivo precoce, molto spesso l’esito di questi comportamenti, produce risultati fallimentari sulla carriera e sulla personalità del potenziale tennista di alto livello.
Certo, ci sono le eccezioni.
Certo, la tentazione di voler bruciare le tappe per creare il giovane campione è grande.
Ma i bambini e gli adolescenti sono tali, e non UOMINI IN PICCOLO!
Sarebbe auspicabile affidarsi da subito a personale specializzato, competente ed esperto e a volte avere anche uno straccio di laurea in uno dei settori sportivi e dell’educazione fa la differenza!.

 

Risposta a MadMax (polemica su lancio frontale della palla medica e sul giavellotto)
Salvatore Buzzelli scrive: 26 Settembre 2007

Non sono un “preparatore di giavellotto” e non ho mai detto di allenare i tennisti come i giavellottisti ma sostengo che per attività fisica di supporto al servizio per i miei allievi uso, e non sempre , far fare qualche lancio con piccoli giavellotti di cui le motivazioni ho già scritto e le vedo riportate oggi dal Dott. Grazia che però ha saltato un pezzo importante che è quello in cui si parla del perché dell’intuizione (per dovere di cronaca, e per chi ne ha voglia, il post è del 30 giugno u.s. nel blog “Genitori e figli….”)
Naturalmente parlo della mia esperienza con la maggior parte dei miei allievi, che non sono mai stati di età inferiore ai 12-13 anni.
Non ho mai avuto la presunzione di voler affermare di essere in possesso del verbo della preparazione né di voler affermare il mio pensiero a tutti costi , ma in questo caso sento di dover citare almeno due esempi significativi che in qualche modo sono in linea col mio modo di operare oltre che utili a fornire spunti di riflessione .
1) Quando mi recavo ad Jyvaskyla (Finlandia) sia per motivi di studio e ricerca nel campo della preparazione fisica, dal mio amico Prof. Carmelo Bosco, sia per andare a trovare mia figlia che ha studiato nel “Likunta” della Università dove Carmelo insegnava “Biologia dell’esercizio fisico”, ho sempre visto sui campi sportivi attigui alle scuole decine e decine di giovanissimi studenti delle elementari, guidati e controllati dai loro insegnanti di Educazione Fisica, lanciare di tutto a mò di giavellotto (Bastoncini, Palline, Vortex, ecc…) questo spiegava la familiarità finlandesi con quella specialità atletica che oltre ad averla come sport nazionale hanno da sempre avuto i migliori lanciatori di giavellotto con i relativi record mondiali.
Se fosse vero che lanciare il giavellotto provocherebbe sicuramente problemi alla schiena , il Ministro della salute pubblica finlandese abolirebbe la pratica di questa specialità atletica in tutte le scuole, soprattutto in quelle elementari .
2) E’ proprio di oggi.
Sono appena tornato da Correggio dove ho accompagnato due miei allievi (Zucchini e Siringo che Stefano conosce bene) per un Open, e lì ho incontrato un vecchio amico nonchè preparatore atletico di quel Circolo Tennis con cui ho scambiato quattro chiacchiere anche sul discorso del PIA (di cui sinceramente non so niente) visto che è il responsabile di Emilia2.
Lui è il Prof. Pasqualino Abeti ed è anche padre di una bimba di dieci anni, Ginevra, che a quanto pare sembra promettere bene.
La bimba , che ha dei piedi eccezionali (MATER semper certa… ed in questo caso anche… PATER!) mi ha anche colpito per la naturalezza e la fluidità del servizio che allena e migliora, guarda caso, con il lancio del vortex (il giavellotto giocattolo) e lo scaglia a 45 metri!
Pasqualino per il suo centro di allenamento ne ha comprati 25!!!
Mi ha anche detto che il lancio frontale a due mani da sopra il capo che fanno effettuare al PIA viene effettuato con una palla del peso di 1Kg.
Da semplici calcoli di meccanica, traggo che l’impatto della palla depressurizzata sulla racchetta di circa 250 grammi (gli attrezzi che usano i bimbi under 10) con un braccio di leva di circa 90 cm (braccio più racchetta, senza contare la leva costituita dalla torsione del busto con fulcro sulle ultime vertebre lombari) determina un impulso netto sul piatto corde di circa 130 Newton (circa 13 Kg).
Mi meraviglio di chi si meraviglia se fanno lanciare una tantum, una palla di 1Kg a bimbi di 10 anni a cui in compenso viene richiesto di giocare a tennis e di reiterare a volte per ore, un gesto tecnico che sottopone ad uno stress articolare e muscolare di notevole intensità dal polso alla colonna vertebrale, passando per gomito e spalla!
Ma se il preparatore dell’Accademia frequentata dalla figlia del signor Max, quello che per intenderci “bisogna chinare il capo a sentirne il nome ed i risultati” è certo delle affermazioni che fa….
Ubi major, minor cessat !!!!
P.S. Ma, il preparatore atletico del signor Max sa che si parla di lui nei termini che si possono leggere su questo blog ?

 

Risposta a MadMax (che trovava le mie argomentazioni “pressappochiste”)
Salvatore Buzzelli scrive: 26 Settembre 2007

1) Signor Max…. scusi, ma lei pensa che io sia un neofita fresco di titolo?
“Primo: non nuocere” è scritto alla pagina 1 del libro “ Il provetto Preparatore Atletico.”, io quella pagina l’ho letta molti anni fa e me la risogno la notte da sempre; non avevo certo bisogno di scomodare la sapienza del Dott.? Prof? PhD? G. C. ed anche la sua, per saperlo!
Se poi uno decide che vuol contestare tutto, e mettersi sul podio (forse quello che non si è mai realmente conquistato nella vita e nella carriera! ndr), si abbia almeno il coraggio di qualificarsi e di rendersi riconoscibile come faccio io.
Se sarà il caso, scatterò sull’attenti, ma sempre pronto al confronto dialettico se il contraddittorio avviene tra tecnici e specialisti della materia.
2) Signor Stefar, le farò sapere meglio appena potrò determinare con più cura la velocità media di arrivo della pallina (67 grammi) con l’accelerazione angolare media del sistema tronco,braccio racchetta.
(Mentre le scrivo il Prof.Abeti mi conferma che anche il dott. Burmingam (credo si scriva così) di un’accademia americana aveva trovato valori che variano da 12 a 17 Kg)
3) Caro Stefano, di sapientoni il mondo è pieno, nel tennis come in molti altri sport, in Italia poi son tutti C.T.!
Mi dispiace non credo sia questo il luogo più adatto per un contraddittorio con risvolti finementi scientifici, per cui quando tornerai in Italia e ci vedremo ti indicherò tutti i percentili di appartenenza per tuo figlio nelle prove che ho standardizzato, oltre al modus operandi, che comunque per chi volesse togliersi la curiosità, sono scritti in due miei articoli su Match Ball del 1991 “Per costruire un campione”.al n° 4 e n°6 .
3) Di nuovo signor Max (omen, nomen!).
Ma si, come ho fatto a non capirlo prima!
E’ vero, G. C. è uno dei meglio che si possa trovare sulla piazza.
Complimenti !
Pensi che mi allenavo con già con la pliometria, e sperimentavamo l’elettrostimolazione ecc… nel 1971 in Nazionale, prima che lui ne scrivesse approfonditamente una ventina di anni dopo!.
I miei tecnici (Gino Pederzani, e Carlo Arrighi) seguivano i dettami di Vierckoshanshj,
Di quelle metodiche applicate al tennis ne parlavo proprio ieri con Abeti, che si allenava a Formia coi Proff. Vittori e Bosco già dal ‘72, dove è stato progettato il lavoro per far fare il record del mondo a Mennea sui 200m e nella 4×200m.
Me lo saluti G., forse si ricorderà che gli ho mandato un report di un mio test innovativo nel 1993 o nel ‘94, a D. in Francia, il “Power Cardio Test” che ho progettato ed iniziato a studiare dal 1989 prima con Bosco e approfondito in seguito con Giorgio D’Urbano (il preparatore di Tomba).
Bene, signor Max, ha trovato uno dei massimi (e vorrei ben vedere, mica è un pressappochista lei !!!)
Ha trovato la strada per l’Olimpo,e sicuramente porterà sua figlia forte ed integra, alla meta: il tetto del mondo, ed io sarò lì ad aspettarla sperando di poterla applaudire, sempre se mi concederà di sapere chi è (sua figlia!).
P.S. In Finlandia l’ultima volta sono stato nel 2004, per un Master di mia figlia col Prof. P. Komi.
P.S. Pasqualino Abeti (oggi sessantenne in formissima e attuale recordman mondiale Master nei 200m in 21”94 a 50 anni!): diplomato ISEF, ex atleta di altissimo livello (10”36 nei 100 e 20”70 nei 200m, 46”72 nei 400 e 7,40 nel lungo) ex primatista mondiale (nel 1972) con Ossola, Benedetti, Mennea nella 4 x 200m, una partecipazione Olimpica, attualmente Preparatore Atletico formatosi,alla guida del Prof. Carlo Vittori e PhD Carmelo Bosco e Enrico Arcelli.
Allenatore al Centro Tecnico di Correggio, dove giocano alcuni dei migliori Under 16 italiani…. e molto altro ancora.
Per sua figlia Ginevra, 10 anni come i vostri figli, ha scelto di farla allenare 2-3 volte la settimana 1 ora di tennis e 1 di preparazione fisica giocando.
P.S. Abeti mi dice :”Esistono gli uomini da campo e gli studiosi, noi uomini da campo abbiamo già dato, gli studiosi devono dimostrare!”

 

Risposta alla domanda di Gio92 (valutazione fisica sui bambini)
Salvatore Buzzelli scrive: 10 Ottobre 2007

Gio92 scrive:
Mi rivolgo a Stefar o cmq a chiunque sia in grado di rispondere, poichè mi piacerebbe capire quali sono dei buoni valori in relazione ai test atletici.
Mi spiego meglio ; un bimbo di 8 anni (ma ha già senso x quell’eta ?!) , piuttosto che di 10 o 12 anni che tempo deve fare sui 30 metri (è giusta la distanza ?) per dimostrare buone capacità atletiche ? Oppure lanciare una boccia a quale distanza ?
Che parametri di valutazione vengono usati ?
Dai che domenica ci vedete tutti in giro con il cronometro…… Grazie

Rispondo alla richiesta di aiuto da parte di Gio92, ma credo che l’argomento possa interessare anche gli altri genitori che volessero avere indicazioni circa il valore atletico dei loro figli.
Ribadisco ancora una volta che prima degli 11-12 anni è meglio concentrarsi sullo sviluppo delle capacità coordinative (equilibrio, ritmo, differenziazione, ecc…) con esercitazioni multilaterali e polivalenti al fine di arricchire la base motoria individuale, piuttosto che prendere in seria considerazione l’allenamento specifico delle qualità condizionali (forza, resistenza, ecc…),comunque visto che le esercitazioni hanno una ricaduta sulle qualità condizionali e qualche dato di riferimento esiste, vale la pena di fornire qualche indicazione in merito.
Normalmente un preparatore atletico per capire le qualità atletiche di un suo allievo fa eseguire dei test, per quanto mi riguarda io prediligo il salto verticale utilizzando una pedana a conduttanza o “Pedana di Bosco”.
Il salto verticale è un buon indicatore per tanti parametri, è semplice da eseguire e può dare risposte interessanti anche per bambini di 6-7 anni di età.
In mancanza di tale strumentazione, posso fornirvi alcuni valori desunti da una mia ricerca longitudinale e trasversale protrattasi per vari anni (dal 1985 al 1997) in cui ho indagato sulle “Qualità motorie di base in giovani tennisti in età evolutiva”.
In quello studio mi sono avvalso di una batteria di test motori, nella quale tra le altre, figuravano alcune prove abbastanza semplici da far eseguire di cui fornisco i due indici statistici utili per la valutazione (Media e Deviazione Standard) relative ai due sessi della fascia 10-12 anni.
Va comunque precisato che l’acquisizione di un risultato deve necessariamente avvenire in condizioni standard, cioè quelle dettate dal protocollo di esecuzione dei test.
Per rendere più comprensibile il concetto, per esempio, non sono confrontabili fra loro risultati di velocità ottenuti su due superfici diverse (es. terra rossa e superfice veloce) o con differente tecnologia di cronometraggio (manuale o elettrico).
Muniti quindi di un cronometro ed un metro, anche voi, attenendovi a semplici regole e utilizzando le griglie di seguito, potete fare una valutazione dei risultati dei vostri figli.
Queste le griglie di riferimento dell’analsi statistica:
Maschi 10 anni
N° esaminati = 321 Peso Altez 30m 600m Mob Lung
Media 32.7 138 520 172 59.5 152
Deviazione Standard 4.8 5.6 30 19 9.77 14.3
Maschi 11 anni
N° esaminati = 433 Peso Altez 30m 1200 Mob Lung
Media 39 151 533 323 64.1 178.5
Deviazione Standard 1.4 3.54 21.9 11.31 11.7 16.26
Maschi 12 anni
N° esaminati = 1024 Peso Altez 30m 1200 Mob Lung
Media 45 157 517 341.2 64.9 177
Deviazione Standard 7.2 8.5 27 28.6 12.1 16
Femmine 10 anni
N° esaminati = 217 Peso Altez 30m 600 Mob Lung
Media 32.2 134 518 212 52.1 149
Deviazione Standard 3.1 3.9 31 46 8.14 14.1
Femmine 11 anni
N° esaminati = 164 Peso Altez 30m 1200 Mob Lung
Media 43 151 547 378 56 162
Deviazione Standard 2.0 6.12 23.5 28.3 9.3 12.1
Femmine 12 anni
N° esaminati = 222 Peso Altez 30m 1200 Mob Lung
Media 47.4 158 518 354 57 173
Deviazione Standard 9.7 6.4 26.1 25.5 11.2 11.2
Questi i semplici criteri di standardizzazione dei test utilizzati:
30m sta per 30 metri di corsa veloce con partenza da in piedi.
Cronometraggio manuale al centesimo di secondo; l’allievo parte a suo piacimento dal punto di “Start” ed il cronometraggio parte dal momento che stacca il piede dietro.
Questo test indica la velocità di spostamento, doti di coordinazione motoria, e forza veloce ciclica.
600 corrisponde a 600 metri di corsa (la prova si può eseguire anche in un campo da tennis : 8 giri passando fuori dagli angoli esterni del corridoio e 4 metri oltre il centro della linea di fondo campo).
Nel caso dei 1200 metri si percorreranno 16 giri del medesimo percorso.
Il cronometraggio è in secondi( es. un tempo di 3 minuti e 20 secondi corrisponde a 200 secondi)
Per i ragazzi questo è un test di resistenza aerobica
Mob sta per mobilità scapolo-omerale eseguita con un bastoncino graduato (misura in cm)
Il test di mobilità del cingolo scapolo-omerale è significativo ai fini
dell’ apprendimento e della corretta esecuzione del servizio.
Lung sta per salto in lungo da fermo (misura in cm):il test si esegue sul campo da tennis, partendo a piedi pari dietro una linea, si misura la distanza raggiunta nell’atterraggio dal tallone più prossimo al punto di stacco.
Questo è un test di forza esplosiva degli arti inferiori con caratteristiche coordinative.
Come si può vedere nelle griglie sono presenti anche i valori relativi al peso ed all’altezza (in Kg e cm) .
Per ottenere la valutazione del risultato si può far riferimento ai “percentili” o al metodo del”Punteggio standard”, in quest’ultimo caso bisogna procedere nel modo seguente:
Punteggio Standard = (Risultato ottenuto – Media ) : deviazione standard
La scala dei valori ottenibili va da -3 a +3.
Se il “punteggio” è ZERO vuol dire che quel risultato è corrispondente alla media, se assume valori negativi fino a -1 il risultato è medio-scarso, se assume valori negativi tra -1,01 fino a -2 il risultato è scarso, oltre il risultato è molto scarso.
Viceversa se il “punteggio” è compreso tra zero e +1 siamo di fronte ad un valore medio-buono, valori tra +1,01 e +2 sono valori ottimi, valori tra 2,01 e 3 sono eccezionali.
Per le prove di velocità o di resistenza il criterio di valutazione è inverso.
Ecco alcuni esempi:
Se ottengo da una ragazza di 10 anni un risultato di 188 cm nel salto in lungo da fermo, scoprirò che quello è un risultato eccezionale, in quanto :
Punteggio = (188–149) : 14.1 ottengo 2,76
Se ottengo sui 30m da un ragazzo di 10 anni un risultato di 4” e 89 centesimi (che sono in pratica 489 centesimi di secondo), procedendo secondo la formula:
Punteggio = (489–520) : 30 ottengo -1,03
In questo caso il valore pur essendo negativo è da considerarsi più che buono in quanto, come avevo accennato, la valutazione delle prove a tempo segue una logica inversa (più il tempo è minore più il valore è migliore).
Secondo questo metodo statistico è possibile sapere il valore intrinseco di un risultato.
Inoltre essendo il “punteggio”, un numero puro, è possibile confrontare test omogenei tra due soggetti diversi per sesso e/o età, o diversi punteggi ottenuti da uno stesso soggetto, in test diversi, per stabilire se in lui prevalgono doti di velocità o resistenza o forza.
Di questo gli allenatori dovrebbero tener conto quando si imposta un allievo nella tecnica e nella strategia di gioco.
Approfitto del post per indicare al sig. Stefar il semplicissimo procedimento che ho seguito per ottenere che su una racchetta si possono concentrare anche 13Kg di peso.
Poniamo che una pallina del peso di circa 70 grammi (0.07 Kg) arrivi all’impatto con la racchetta alla velocità di 20Km/h (circa 5 metri al secondo), e che dopo l’impatto esca dalla racchetta alla velocità di 45Km/h (circa 13 m/s) e che l’impatto abbia la durata di circa 1 centesimo di secondo (0.01 s).
Sapendo che la forza è data dal prodotto della massa per l’accelerazione (F= m x a) e che nel nostro caso l’accelerazione è data dalla (velocità finale - la velocità iniziale) /dt (tempo dell’impatto) avremo :
F = 0,07 (Kg) x (5m/s - (-13m/s)) / 0,01 sec = 120 Newton
Dividendo i Newton per l’accelerazione di gravità (9.81 m/s^2)si ottiene:
(120 / 9.81) = circa 12 Kg
Va da sè che a velocità diverse si ottengono carichi diversi.
In realtà le cose sono un pò più complesse ma io non sono un fisico e…..
Di certo, il materiale elastico (palla, racchetta e corde) attutisce questi carichi che comunque vengono trasmessi in parte a polso, gomito, spalla e colonna vertebrale.
A chi piacesse approfondire questi argomenti, mi permetto di suggerire due testi che ho trovato alquanto interessanti “Appunti sulla meccanica del tennis” di Federico Casolo del Politecnico di Milano , Corso di Meccanica dei sistemi uomo-macchina, ed anche il testo”Tennis Science for Tennis Players” di Howard Brody dell’Università di Pennsylvania.
Cordiali saluti.

 

Risposta a Gomma (test del lungo da fermo) e Stefar (test dei 30m)
Salvatore Buzzelli scrive: 15 Ottobre 2007

stefar scrive:
al prof BUZZELLI:ringrazio per la disamina ed i dati forniti che reputo molto utili per molti tecnici - genitori.
Sono anch’io in possesso di molti dati di riferimento riguardanti tests fatti per atleti di interesse nazionale e campioni,ma poiche’ forse faranno parte di un mio lavoro per adesso non posso….postarli tutti.
Magari alcuni nei prossimi posts..
Non capisco pero’l'utilita’ dei test 30 m…….anche l’Itf consiglia l’effettuazione degli speed tests 5 + 10 + 20 m,piu’consoni agli spostamenti reali su un campo da tennis….
Puoi chiarire?

gomma scrive: 
Buongiorno a tutti!!!!
mi rivolgo a prof. Buzzelli riguardo ad i test per valutare le capacità fisiche dei bambini.
Ecco c’è un bambino di 8 anni che ha saltato in lungo da fermo 1,87 cm.
Io sono rimasto a bocca aperta.Gioca anche molto bene per la sua età, ma a me questo sembra un dato assolutamente fuori dalla norma.
che mi dice????
grazie e a presto

Per Gomma:
sicuramente un salto eccezionale!!!
Non ho dati relativi agli 8 anni, ma quella misura è di notevole valore per quell’età, se gioca anche bene, meglio! Potrà contare su “piedi” molto buoni.
Il salto in lungo da fermo è un indice abbastanza significativo delle qualità esplosive degli arti inferiori; in realtà a questo gesto motorio concorrono più fattori di cui i più importanti sono: la capacità di coordinare lo slancio delle braccia nella fase di spinta delle gambe allo stacco, e la capacità tecnica di raccogliere le gambe in fase di atterraggio.
Fermo restando l’importanza tecnica della misura ottenuta, sarebbe bello poter valutare la forza esplosiva di quel ragazzino con un test più sofisticato, che offra nel dettaglio le caratteristiche muscolari individuali, infatti come accennavo prima, il salto in lungo da fermo offre un valore abbastanza “inquinato” della capacità condizionale specifica in oggetto, come farebbe il anche Saergent Test (salto verticale).
Per poter discriminare la forza, dall’ elasticità muscolare, e dalla componente coordinativa e tecnica intra ed extra muscolare è possibile eseguire il Test di Bosco (Squat Jump, Counter movement Jump con e senza braccia), che qualunque preparatore atletico è in grado di far eseguire e fornendo anche una valutazione meno empirica e più dettagliata. Complimenti al ragazzo!

Per Stefar:
mi sono sentito di fornire tra gli altri, i parametri relativi ai 30m in quanto sono quelli che ho raccolto in massima parte nei test che ho fatto eseguire per oltre un decennio, e di cui conosco vita, morte e miracoli, ma anche perchè sinceramente non sono in possesso di una casistica altrettanto concreta su distanze diverse.
I 30m comunque sono un test (con una storia alle spalle) attendibile e valido per la valutazione della velocità di spostamento, che nei più giovani, consente anche di valutare la coordinazione motoria generale.
Per cui se mi si chiede di dare indicazioni circa una valutazione tecnica o più empiricamente per capire se un risultato è buono piuttosto ottimo o appena sufficiente, come minimo devo rifarmi ad una casistica ampia, certa, valida, oggettiva e credibile; mi sono quindi riferito a dati di cui sono in possesso e di cui mi fido.
Non sono in possesso di dati relativi a test come quelli consigliati dall’ITF, perché sono test anomali, più di abilità motoria, che sono dipendenti dal possesso o meno di qualità motorie specifiche, e comunque più adatti a ragazzi più grandi (14-15 anni minimo).
In pratica se voglio valutare una qualità devo cercare un gesto motorio che misuri realmente quello che voglio misurare, quindi con caratteristiche di certezza, attendibilità ed oggettività oltre che corredato di protocollo esecutivo.
I 30 m rispondono a queste caratteristiche: parti e arrivi, punto.
Li puoi fare dovunque e se non sei uno sprinter raffinato (intendo uno che faccia atletica leggera di professione) non c’è neanche tanta differenza tra farli su terra o asfalto.
Cosa diversa è fare un test 5+10+20 test in cui è evidente la richiesta di resistenza alla forza esplosiva che è quella che permette rapidi cambi di direzione e la velocità di spostamento.
La Forza esplosiva in questo caso è la qualità motoria primaria, il cambio di direzione e la velocità di spostamento sono le abilità motorie derivate.
Se lo immagina un test di velocità con cambio di direzione fatto su terra o su “duro”? l’eventuale scivolata, il superamento o meno di traguardi ai 5 e ai 10m?
Dove sta l’attendibilità o la validità di quel test? E i criteri di standardizzazione?
Poi, si può fare il cambio anche senza grandi doti di forza esplosiva, ma se questa è presente in maniera eclatante il cambio avverrà più agevolmente.
Allora preferisco valutare la forza esplosiva ed allenare l’abilità motoria che la utilizza.
Infatti mi trova senz’altro d’accordo con le distanze suggerite dall’ITF soprattutto per quello che riguarda l’allenamento specifico, del resto sono quelle che anch’io utilizzo da sempre, con parecchie variazioni sul tema.
Ecco, nel caso delle mie esercitazioni specifiche invece sono in possesso di valori di riferimento precisi, che i miei allievi utilizzano per sfidarsi in veri e propri incontri di “tennis” col cronometro, ma non sono esercitazioni standardizzate, cambiano di volta in volta, non si svolgono su distanze lineari, ed in più per il rilevamento dei tempi si utilizzano le fotocellule.
In pratica riferimenti inutilizzabili da altri.
Vorrei anche aggiungere, a proposito dei test su brevissime distanze (5-10m), che anche queste più che per la velocità, sono più adatte per la valutazione della forza esplosiva, ma in questo caso, secondo me, è preferibile utilizzare il “Test di Bosco”, un test semplice, senza implicazioni tecnicistiche (come invece richiede una partenza, o un cambio di direzione per esempio), universalmente noto ed utilizzato, di cui si ha un’ampia possibilità di riscontri.
Per essere effettuato il test di Bosco richiede una strumentazione sofisticata, che in cambio però restituisce parametri fondamentali per capire le qualità neuromuscolari individuali, scevre da qualsiasi “inquinamento” tecnicistico.
Se può essere utile, la settimana scorsa sono stato per tre giorni a Tirrenia in occasione del raduno nazionale del team Under16.
Il Prof. Carnovale, che ha effettuato i test, rifletteva con me sull’opportunità di dare meno rilevanza al test dei 10m ed invece accreditare maggiormente quello sui 20 metri per gli stessi concetti che ho precedentemente espresso.
Per dovere di cronaca i tempi sui 10m del gruppo dei nazionali (con partenza leggermente “lanciata” con 80cm di rincorsa proprio per eliminare la difficoltà tecnica dovuta alla partenza stessa), rilevati con cronometraggio elettronico con l’ausilio di fotocellule, oscillavano tra 1”61 e 1”91, mentre nel CMJ nel Test di Bosco tra 25,3cm e 43,2cm, naturalmente chi saltava di più correva più veloce (Ornago), e viceversa (Giacalone).
Non a caso il coefficiente di correlazione rilevato nelle mie analisi statistiche, tra T30m e Hcmj è r = -0,845 (all’aumentare dell’altezza del salto diminuisce il tempo di percorrenza de 30m).
Alla luce di ciò sono altresì convinto che coloro che ottengono risultati di rilievo nei test di velocità con cambio di direzione sono sicuramente dotati di forza esplosiva considerevole proprio perchè il cambio di direzione è un gesto tecnico riconducibile a caratteristiche muscolari esplosive, reattive ed elastiche, qualità queste, valutabili ancora più precisamente e dettagliatamente col Test di Bosco; guarda caso nbel raduno di Tirrenia lo stesso Ornago ha ottenuto il miglior tempo nella navetta 6 x 8metri (11″66) mentre Giacalone ha ottenuto il peggior tempo (12″55) !

 

Risposta sulla biomeccanica e videoanalisi
Salvatore Buzzelli scrive: 13 Febbraio 2008

Ebbene si, continuo a leggervi .
Anzi devo dare merito alle letture dei vostri posts (a volte anche un po’ imbarazzanti e sopra le righe!), se sono riuscito a farmi sembrare normali  e quindi  a comprendere, le ansie, le preoccupazioni e le richieste dei genitori della bimba di 9 anni che da quest’anno sto allenando.
Voglio fare una premessa: lo sport da sempre è, e richiede cultura. Il tennis da poco, almeno in Italia, è diventato un vero sport, e solo da poco sta percorrendo strade che altre attività hanno già percorso ed a volte anche già abbandonato.
A proposito di  Videoanalisi, va detto che l’analisi del gesto tecnico, eseguita sulle immagini dell’atleta che pratica una disciplina sportiva , da quando è stato possibile, la si è usata e si continua ad usarla in tutti gli sport.
E non mi risulta neanche una grande novità che nel tennis venga praticata, quindi il fatto di poterla utilizzare per rivedere, e quindi, correggere, confrontare ed apprendere per migliorare, a mio avviso va benissimo.
In fondo l’ apprendimento è largamente basato sulla funzione visiva, infatti se fin da piccoli facciamo enorme uso di apprendimento imitativo osservando le azioni ed i comportamenti degli adulti, non vedo cosa ci sia di strano se attraverso la videoanalisi, un tecnico, aiuti anche un bambino che gioca a tennis a migliorare l’assetto dei colpi  anche eventualmente  confrontando con la tecnica dei campioni.
Un tassello in più al servizio del giocatore e dell’allenatore nello sviluppo della tecnica ottimale, un modo in più  far proprio un gesto corretto, come indicava imperativamente Goethe “.. acquisiscilo interiormente , per possederlo!”
Per quanto riguarda la Biomeccanica, è risaputo che soprattutto lo sport di alto livello se ne sia  servito per migliorare le prestazioni in alcune particolari discipline, da lì sono sempre derivati i dettami della tecnica sportiva, per esempio chiedete a qualunque allenatore di lanci e salti dell’atletica leggera, e sicuramente vi saprà spiegare il perché degli angoli, delle traiettorie, delle catene cinetiche, ecc… per ottimizzare il gesto atletico.
E’ stato un passaggio obbligato che ad un certo punto, nel tennis, dopo aver migliorato il potenziale tecnologico degli attrezzi e delle superfici, per far quadrare  il cerchio, si sia fatto ricorso a questa scienza per veder aumentare l’efficacia e l’efficienza dei colpi.
La biomeccanica studia, la videoanalisi verifica. Le due metodiche, normalmente vanno a braccetto.

 

Risposta sui Test di valutazione.
Salvatore Buzzelli scrive: 26 Marzo 2008

Mi sento di dover intervenire come tecnico, per dare qualche chiarimento a cose che altrimenti prenderebbero una piega polemica che non mi sento di agevolare.
Mi sono recato a Ferrara per effettuare una batteria di test su invito del Tecnico Federale, Giovanni Paolisso, anche per la positiva collaborazione ed esperienza  già vissuta in ambito di Macroarea.
I test sono stati eseguiti per due ordini di motivi: il primo, per avere da parte federale, di ogni allievo un quadro più completo sia tecnico che fisico ; il secondo, come opportunità da offrire ai tecnici ed alle famiglie di un servizio probabilmente poco conosciuto ai più (vista la curiosità destata e l’impreparazione con cui alcuni semplici esercizi venivano eseguiti) oltre ad una quantificazione scientifica (i percentili) dell’aspetto motorio  dei ragazzi.
Da qui nessuna intenzione a scartare o declassare, ma forse un incentivo a fare meglio e a volte di più ed anche un invito a riflettere.
Come giustamente dice Stefano, il tennis ha tante variabili, passibili di aggiustamenti ed evoluzioni future.
Anche Enzo quando richiama l’attenzione sulle qualità motorie dei ragazzi, si fa le giuste domande: 
“ Il bambino prodigio è tale perché è bambino e gioca un tennis molto diverso rispetto a quello dove le prestazioni fisiche sono determinanti. E allora, sarà prodigio anche da grande, o per ora ha solo una buona inteligenza e una buona “mano”?
In questo senso  la statistica, per chi la studia, verifica e gestisce, una sua influenza la esercita.
Negli ormai trentacinque anni anni di pratica sui campi sia come allenatore sia come studioso,  ho visto passare sotto i ponti tanta di quell’acqua da non credersi, ho seguito atleti, conosciuto genitori e Maestri di tennis, tutti desiderosi e speranzosi di vedere realizzati i loro sogni di gloria.
Di migliaia di test eseguiti  a giocatori di tennis di tutta Italia dai 9-10 anni fino ai 15-16 fin dal 1983 (ragazzi di allora che oggi come minimo avrebbero 34 anni), solo pochissimi (23) sono arrivati abbastanza in alto, e di questi pochi si rilevavano alcune caratteristiche fisiche già a tenera età.
I nomi? Quattro fra tutti, due femmine e due maschi: Kurnikova, Garbin, Volandri, Bracciali, valutati quando avevano 10 e 11 anni!
Proprio su questi argomenti sta per uscire una pubblicazione scientifica che sto redigendo in collaborazione con un professore della Facoltà di Scienze Statistiche di Bologna.
E' chiaro che "volli, fortissimamente volli" aiuta, ma non basta affidarsi ad un Carlo Vittori qualunque per sovvertire ciò che la genetica ha già decretato.
Piuttosto la conoscenza delle qualità motorie  dovrebbe non solo indicare la strada del progetto di allenamento fisico ma anche influenzare le modalità di approccio tecnico e tattico.
Visto che da più parti si invoca la scienza, la conoscenza, l'esperienza....eccole,  io le metto a vostra disposizione!

 

Risposta sui Test di Valutazione Motoria
Salvatore Buzzelli scrive: 26 Marzo 2008

x Kill
I test servivano per uno screening delle qualità motorie di base :
-Velocità : 10m con fotocellule e partenza a piacere senza start
- Resistenza aerobica : 1200 metri di corsa
- Forza esplosiva con riuso di energia elastica (CMJ) con pedana a conduttanza
- Forza veloce aciclica : lancio dorsale
- Mobilità articolare scapolomerale
In più si è rilevato l’indice di massa corpoea (BMI) per alcuni parametri relativi.
Tutti i partecipanti riceveranno la scheda personale di interpretazione dei risultati.
La scheda in questo caso presenta un grafico a barre orizzontali che traccia la “fotografia motoria” e rende facilmente comprensibile il valore dei risultati.
I risultati sono stati parametrati a scale di percentili, frutto di analisi statistiche pregresse che vengono  aggiornate ogni 10 risultati omogenei utili.
Il campione di riferimento  è statisticamente “molto significativo” composto da migliaia di dati, e soprattutto omogeneo per sport praticato.
 
Ancora x Kill,
mi scuso se non ho dato subito la risposta ai suoi quesiti ma se legge il mio post precedente appare evidente quali siano le caratteristiche motorie che secondo me dovrebbero caratterizzare il tennista ed essere valorizzate nell’allenamento (non quello dei bambini fino a 13-14 anni) anche per le risposte adattative che inducono sul piano enzimatico ed ormonale .
 
x Stefano.
Vorrei farti notare che i test di forza esplosiva più eclatanti sono proprio quelli ottenuti dai lanciatori di peso e disco (media intorno ai 65cm di SJ). Nella mia carriera da atleta spesso ho visto pesisti di livello “cacciare la paga” sui 20-30m a velocisti di ottimo valore  nei 100m . Un esempio: Randy Matson pesava 125Kg, sollevava 230Kg di panca, aveva 10”4 nei 100  e 20,50m nel peso. Non puoi lanciare lontano se non sei esplosivo, dico esplosivo e non forte, altrimenti tutti i culturisti sarebbero campioni di lanci.
La forza la costruisci la genetica fa il resto.
Ma il tennis è un’altra cosa!

 

Risposta sulle Qualità Motorie di Base
Salvatore Buzzelli scrive: 27 Marzo 2008

x Piero,
ho bazzicato anch’io le pedane della tua regione (molti anni fa dal ’70 al ’73 !!!!!!), e forse conosco personalmente la persona a cui fai riferimento (Zanon? Anzil? Cauz? Pozzo? Dannisi? Merni? Pellis? Cargnelli?) e concordo pienamente con quello che dici relativamente all’atletica.
Per quanto riguarda i test che io utilizzo, servono per codificare e quantificare le QUALITA’ MOTORIE DI BASE, presenti in chiunque a livelli diversi e per questo indicative sia per la selezione del talento, dello sport più idoneo da praticare, e per l’eventuale indirizzo metodologico da seguire nell’allenamento.
Nel nostro caso  voleva solo essere un servizio in più per gli allievi del raduno di Ferrara.
Certo si potevano proporre  altri tipi di test, ne esistono molti altri  sulle qualità coordinative (Fleishmann, Finn, Schnabel, Pollman, ecc…) (che preferisco allenare comunque e non testare) ma sinceramente io preferisco guardare oltre perché mi pongo l’obiettivo dell’atleta finale e ritengo il gioco del tennis già selezionante in età evolutiva in quanto si autoalimenta sulle qualità coordinative e se non ne sei in possesso difficilmente continui.
Ultimamente ho realizzato uno mio strumento elettronico che mi servirà per testare i tempi di reazione a stimoli sensoriali semplici, complessi e multipli, dovrò costruirne un protocollo d’uso, standardizzare  il test e eseguire lo studio statistico per poterlo validare e proporre.
Ritornando a noi e alla domanda, è chiaro che essere in possesso di forza esplosiva di un certo livello vuol anche dire fibre muscolari di un certo tipo, unita motorie di un certo tipo, potenzialità di prestazione di un certo tipo anziché altro, trasmissione nervosa, reattività, velocità, rapidità, catene enzimatiche, ormoni e via dicendo.
Ed essendo questa qualità determinata geneticamente e scarsamente allenabile, va da sé che se ne sono in possesso, quando servirà, potrò metterla a disposizione per quello che può essere utile, che so, il servizio , il dritto, il rovescio, gli spostamenti, i recuperi impossibili, ecc… in pratica quello che serve di complemento alla tecnica e alla tattica nel tennis moderno e sicuramente di quello che verrà.
Come diceva Stefano qualche post fa “MA IL TENNIS, L’ESSENZA DEL TENNIS, E’ MANDARE LA PALLA DOVE L’AVVERSARIO NON CI ARRIVA” ed io aggiungerei relativamente alla palla “con POTENZA “ Per rispondere a questi requisiti bisogna essere esplosivi, poi naturalmente abili, destri, eccc…. Ma principalmente esplosivi! Quindi se posso, mi cerco l’atleta con queste caratteristiche, lo posso fare anche quando l’atleta ha 6-7-8-9 anni, età in cui è predisposto all’apprendimento di altre qualità, quelle coordinative, che comunque da sole non garantiscono la possibilità di risultati di vertice.
E’ chiaro che se un maestro vuole divertirsi o impegnarsi ad insegnare il tennis ai ragazzi senza mire agonistiche, il problema delle qualità motorie non si pone o si pone solo in parte, ma se  si hanno obiettivi di un certo rilievo non si può prescindere da ciò che  affermo.

 

Annuncio della collaborazione col Prof. Catizone
Salvatore Buzzelli scrive: 27 Giugno 2008
Salve,
tra uno scrutinio e l’altro ho avuto il tempo di fare un salto nel blog per notare che ancora un riassunto del nostro Dr. Grazia è stato editato, e che si riparte da 11!!!!
Bene, sempre nel riassuntone al punto e) si legge quanto segue:
e) L’ANNUNCIO DELLA FUTURA COLLABORAZIONE QUI SU G&F FRA IL PROF SALVATORE BUZZELLI E IL PROF GIOVANNI CATIZONE CHE DOVREBBERO METTERE IN PIEDI UN SERVIZIO DI CONSULENZA PER LA PREPARAZIONE ATLETICA.
In realtà le cose sono andate così: dopo il raduno di Roma , per avere informazioni sull’esito dei
test fatti eseguire dal Prof. Catizone, ho chiesto lumi sul blog, e Max gentilmente mi ha messo in contatto diretto con Giovanni con cui ho avuto più di uno scambio di informazioni ed opinioni.
Avevo già da tempo in mente l’idea di creare un sottoblog all’interno del blog, per fornire risposte tecniche ai genitori che avessero avuto dubbi, perplessità o domande particolari da porre.
Dopo aver conosciuto il Prof. Catizone e aver parlato di questa idea, abbiamo pensato che insieme avremmo potuto fornire questo servizio, e approfondendo alcuni argomenti tecnici, siamo anche andati oltre, nel senso che, visto il successo di Roma, avremmo potuto organizzare tra Milano e Bologna, che so, quattro-cinque volte l’anno, raduni tecnici con la possibilità di eseguire test e fare sedute specifiche di allenamento.
In pratica gli obiettivi del nostro intervento dovrebbero vertere su:
1) monitoraggio della crescita psico-motoria dei bambini
2)confronto con gruppi di eccellenza
3) rapporto tra le diverse prestazioni in relazione ai differenti programmi di allenamento seguiti
4) individuazione dei punti di forza e di debolezza dei bambini
5) percentualizzazione delle possibilità di miglioramento di stagione in stagione
6) possibilità di programmi personalizzati anche in collaborazione coi tecnici dei bambini.
Oltre ad  includere un servizio di chiropratica, fornito da un referenziatissimo esperto, ed avere anche la collaborazione di uno psicologo sportivo di altissimo valore.
Cosa ne pensate?

 

Risposta sull’allenamento infantile-giovanile
Salvatore Buzzelli scrive: 9 Luglio 2008

Mauro scrive:
 Prof. Buzzelli, approfitto della sua disponibilità per delle domande, nei bambini tra gli 8 e i 12 anni, quanto secondo la sua esperienza devono allenarsi sia tennisticamente che fisicamente per avere possibilità di tentare la strada al professionismo, e quanto gli allenamenti possono incidere sia positivamente che negativamente sulla crescita staturale dei bambini. Grazie anticipatamente
Dagli 8 ai 12 anni nell’organismo umano avvengono trasformazioni biologiche importantissime e differenziate tra maschi e femmine, che si ripercuotono in maniera significativa sia sull’aspetto pscicologico e cognitivo sia su quello meramente auxologico e funzionale, per cui generalizzare sarebbe già un punto di partenza non corretto, ma in linea di massima però, al di là dei facili ed intuitivi dubbi, le titubanze dei genitori e spesso anche di qualche tecnico scrupoloso, si può trovare una risposta partendo dall’analisi dei dati ricavati da studi effettuati sul problema relativo all’allenamento infantile, che hanno dimostrato che, laddove ci sia una necessaria assistenza pedagogica, un dosaggio coscienzioso dei carichi, e le giuste metodologie, si può avere un effetto positivo sullo stato psicologico, fisico-organico e neuromuscolare del bambino, con la possibilità di anticipare i tempi dello sviluppo delle abilità motorie e sportive specifiche ma che comunque, e VA RIBADITO IN MANIERA CATEGORICA, non sono garanzia del risultato agonistico di livello assoluto.
E’ noto che la fascia di età in questione offra diverse possibilità operative perlopiù incentrate sullo sviluppo di qualità coordinative, di cui si può avere un rapido e sicuro sviluppo, con anche qualche puntatina su alcune qualità condizionali, soprattutto relative alla velocità, rapidità ed alla resistenza.
La mia esperienza mi porta a ritenere che a 8-9-10 anni siano giuste 1,30 – 2 ore di allenamento complessivo (tennis – atletica) non più di 3-4 volte la settimana, dagli 11 anni si può salire a 2 ore per 4-5 volte la settimana.
Per quanto concerne l’aspetto dell’influenza dell’allenamento sulla crescita staturale del bambino, ritengo, come anche la letteratura scientifica relativa, che essendo l’allenamento uno stress organico che stimola il sistema endocrino al rilascio di ormoni specifici al tipo di stimolazione data, è possibile una fase di anticipazione della crescita che però in ultima analisi, non determina una altezza finale superiore a quanto predefinito geneticamente.
Certo se si fanno fare pesi ad un prepubere o peggio ad un bambino, di sicuro l’altezza finale ne risentirà in negativo, oltre all’instaurarsi di dimorfismi causati da sovraccarico su un apparato scheletrico fragile ed ancora acerbo.
Va tenuto conto che anche una durata eccessiva di esercitazioni con racchetta e pallina, seppur aiutata da una corretta esecuzione tecnica a lungo andare, può dare o predisporre qualche danno articolare e/o muscolare. Ma non conosco sportivi che seppur preservandosi al massimo, non abbiano avuto problemi fisici relativi alla disciplina che hanno svolto in ambito sportivo.

 

Risposta sulla preparazione muscolare dei bambini
Salvatore Buzzelli scrive: 11 Luglio 2008
andrew scrive:
Ho una domanda terra-terra per i PROF. Cat/Buzz.: La preparazione atletica viene considerata anche in funzione della massa ossea? Ossia, se un bambino a 10 anni dispone di una struttura ossea particolarmente pesante e sviluppata, deve compiere delle esercitazioni specifiche che tengano conto di tale condizione? Io personalmente fino a 21 anni pesavo 59 kg per 180 cm (qualche traccia di muscoli e pelle, per il resto ossa): non c’era bisogno di radiografie. Le ho provate tutte per spaccarmi le ossa (caduta da terrazzo, incidenti in moto e sugli sci) e niente da fare. Credo che mio figlio stia ripercorrendo la via ossea del padre (anche se più ben messo)… In definitiva, è necessario aumentare la muscolatura per agevolare lo spostamento dello scheletro più pesante? Si può/deve/non deve iniziare presto o ci pensa la natura?   Grazie..
L’accrescimento umano è determinato su base genetica e mediato da fattori endogeni ed esogeni.
Nella fattispecie l’apparato locomotore (ossa, articolazioni e muscoli) è geneticamente predeterminato sia in quantità (numero di fibre) sia in qualità (% di fibre veloci e lente), dal patrimonio genetico presente nello zigote (la prima cellula embrionale, frutto del patrimonio genetico di madre e padre), e, se non intervengono eventi particolari, si manifesta in tutta la sua genotipicità alla fine dello sviluppo somatico, dopo aver attraversato tutte le fasi topiche previste naturalmente (alternanza di turgor e proceritas).
L’allenamento sportivo, nella sua specificità, è un assoluto elemento perturbante dello sviluppo somatico, infatti la risposta di adattamento all’allenamento, al di là dell’aspetto cognitivo e meccanico, è prevalentemente mirata alla mobilizzazione di ormoni specifici con le conseguenti stimolazioni che essi inducono.
Da qui la cosiddetta fenotipizzazione del sistema neuromuscolare.
Venendo alla domanda, sicuramente la preparazione atletica può prevedere l’uso oculato di leggeri sovraccarichi (piccoli manubri, palle zavorrate di peso contenuto, ecc….) insieme all’insegnamento delle tecniche esecutive corrette, e l’utilizzo del carico naturale (peso del corpo) al fine di stimolare una giusta tonificazione muscolare aiutando così la prevenzione di paramorfismi ed anche la corretta strutturazione di gesti sportivi (tecnica).
E’ assolutamente impensabile, a meno di artifici estranei alla natura, che si possa agire sul sistema muscolare dei bambini in termini di sviluppo (ipertrofia) senza che ci sia la predisposizione a che ciò possa avvenire: in parole povere se le ghiandole che promuovono l’anabolismo muscolare (soprattutto le gonadi), non sono mature per farlo, non si ha risposta ad uno stimolo specifico. D’altra parte se al bambino viene somministrato un allenamento con sovraccarichi, come ho diverse volte detto, oltre a non avere una risposta specifica, si corre il serio e verosimile rischio di danneggiare irrimediabilmente la struttura portante (scheletro) e le articolazioni.
Quindi l’allenamento giovanile deve agevolare ciò che la natura ha in progetto di compiere nei suoi tempi e nei suoi modi, per creare i presupposti strutturali in attesa del momento biologicamente più adatto per poter stimolare efficacemente l’organismo con le giuste metodologie per ottenere l’anabolismo adeguato per uno specifico sport, e per quanto riguarda la forza, ciò non dovrebbe avvenire mediamente prima dei 16-17 anni o comunque prima dell’ avvenuto “sviluppo”.

 

Risposta al dosaggio della Preparazione Atletica dei bambini
Salvatore Buzzelli scrive: 20 Luglio 2008

Per Atti.
Ho letto solo oggi il suo quesito, e mi scuso per il ritardo della risposta.
Vale la pena di fare un copia incolla delle domande:
1.Al prof. Buzzelli , visto che è così disponibile, chiedo :
- Nella settimana tipo di allenamento atletico e tennistico che lei ha formulato non ho visto “dosi” eccessive, mentre nel tennis in molti, fra i piu’ bravi, vanno già a 10-12 anni ben oltre la sua tabella (del doppio e qualcuno anche del triplo), ora le chiedo se questo “eccesso” lo ritiene utile, o se pensa che possa generare un maggior rischio di infortuni e/o traumi ?
- E poi iniziare con molte sedute da piccoli, ed oltre una certa soglia di ore, servirà comunque per incrementare performance atletiche future nettamente migliori perché si è partiti in anticipo ?
Grazie.
Quando vengo interpellato per questioni di sport e di preparazione, come in questo caso specifico, mi pongo nei riguardi della domanda e di chi me la pone nella triplice veste di studioso, tecnico e genitore al tempo stesso, facendo appello anche alla mia esperienza ormai quarentennale vissuta nello sport.
Ed ecco cosa penso, come del resto ho più volte scritto in questo blog.
Nell’allenamento infantile non è una questione di ore di applicazione ma ciò che in quelle ore viene proposto e come viene realizzato.
Il bambino per sua natura, dedicherebbe tutto il tempo a sua disposizione al gioco, ed attraverso il gioco il bambino realizza l’apprendimento globale, quindi sfruttando questa inclinazione infantile, se proposto e fatto percepire, sotto forma di gioco, guidato con la necessaria assistenza pedagogica, mirato all’acquisizione di un ampio patrimonio di movimenti ed apprendimenti motori (corsa, salti, lanci, acrobatica, ecc,) tenendo conto dei tempi ed i modi che la natura stessa impone , l’allenamento infantile può essere positivo sia per il futuro agonistico ma soprattutto come sano bagaglio educativo .
Sono d’accordo sull’insegnamento precoce della giusta tecnica tennistica, ma non lo sono per l’alto numero di ore applicative, soprattutto perché anche se la tecnica ed i colpi vengono eseguiti nella maniera più ortodossa e nel rispetto dei ritmi esecutivi, il gesto che ne viene determinato sarà sempre di carattere esplosivo che se reiterato infinite volte con torsioni e scarichi meccanici sulle articolazioni e sulla colonna vertebrale, queste iniziano precocemente a presentare fenomeni di logoramento insieme a squilibri muscolo-tendinei, che neanche l’attività fisica di compenso a volte riesce a riassestare.
Allora, se teniamo conto che i livelli di attenzione dei bambini durano poche cinquine di minuti, che gli automatismi si acquisiscono anche solo con qualche decina di minuti di ripetizioni, cercando di salvaguardare anche l’apparato locomotore da probabili problemi, ecco che con anche 4 allenamenti di 2 ore ciascuno i ragazzini fino a 9-11 anni trovano giovamento dall’allenamento senza aumentare i rischi di traumi.
A riprova di quanto affermo non solo c’è una infinita documentazione scientifica, ma anche l’esperienza di molti tecnici dello sport che asseriscono questo.
Del resto se fosse diverso pensate che in paesi più avanzati sportivamente del nostro non avrebbero già provveduto? So già che qualcuno risponderà di si, ma allora io dico a queste persone che i risultati che vengono ottenuti dagli altri non sono frutto dell’applicazione infinita già da bambini, ma la scelta precoce di chi indirizzare su quella strada a partire da presupposti fisici e neuromotori già evidenti e valutabili in età prepubere. Per dirla in parole povere, non tutti possono!!!!
Ed io non credo a quei “maghi” che a mio parere, coltivano l’arte della lusinga, senza una seria esperienza (perché se la devono ancora fare) a dispetto di tutta la letteratura scientifica a riguardo.
Quindi è giusto far effettuare il percorso di crescita sportiva fin dai primi momenti dell’attività motoria organizzata, ma i veri obbiettivi agonistici devono necessariamente essere individuati quando il bambino ha raggiunto lo sviluppo fisico (intorno ai 12-13 anni per le femmine e 14-15 per i maschi); tutto quello che viene fatto prima deve essere fatto a prescindere dall’idea di raggiungere risultati assoluti in età adulta.
A quel punto, se il processo educativo e motorio si è concluso positivamente e senza traumi (con l’acquisizione di tutte le capacità coordinative e percettivo-cinetiche),se esistono le potenzialità fisiche (struttura corporea, qualità condizionali opportune), se esistono le giuste motivazioni insieme ad una forte determinazione oltre alle possibilità economiche della famiglia, allora e solo allora (secondo me) si può pensare ad organizzare un lavoro anche molto intenso che possa condurre al risultato desiderato.
Non è scritto da nessuna parte né dimostrato scientificamente che la quantità delle ore svolte da bambino siano presupposto di riuscita finale, l’importante è ciò che si fa in quelle ore, anche se poche, e soprattutto assicurarsi di chi guida l’allenamento .
Buone vacanze a tutti.

 

Risposta sulla crescita improvvisa e le difficoltà coordinative
Salvatore Buzzelli scrive: 3 Agosto 2008

@ Stefano Grazia e gli altri genitori, in merito alla domanda sulla crescita improvvisa e le difficoltà coordinative.
Provate a pensare di dover giocare all’improvviso con una racchetta più lunga del normale anche di soli pochi centimetri e magari con scarpe rialzate di altrettanto. Chi riuscirebbe più ad impattare facilmente la pallina nel giusto punto del piatto corde? Ecco quello che accade, anche se con una relativa immediatezza, nel momento della crescita che si determina nella prima fase della pubertà. Non a caso questo periodo è chiamato “secondo cambiamento della figura” (il primo è tra i 5 e gli 7 anni) .
E’ indubbio che gli improvvisi cambiamenti fisici e fisiologici indotti dalla pubertà e soprattutto l’intenso cambiamento delle proporzioni fisiche portano a dover affrontare una riorganizzazione globale dello schema tecnico.
Va detto, anche per tranquillizzare, che un ragazzo/a che, precedentemente a questa fase fisiologica ineludibile, abbia fatto un percorso motorio ricco di apprendimenti di ampie gamme di movimenti, seguendo il metodo della multilateralità e polivalenza, è meno soggetto a fenomeni di eclatante sconvolgimento della motricità, ed è comunque maggiormente favorito nel processo di riorganizzazione dello schema corporeo e tecnico-motorio. Naturalmente in questo periodo, il fenomeno biologico va agevolato con giusti rinforzi (ma senza esagerare!) (con piccoli manubri, palle mediche di peso opportuno, ed anche esercitazioni di trazione e piegamento a carico naturale ecc…) sul piano condizionale, infatti è soprattutto la carenza di forza relativa (muscoli rilassati per agevolare la crescita longitudinale e segmentaria) che fa scadere la prestazione coordinativa.
Sarebbe sicuramente molto diverso e problematico per un soggetto non allenato già da piccolo.